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Un uomo da disprezzare

  • Immagine del redattore: Cristina Barberis
    Cristina Barberis
  • 19 set 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Oggi voglio parlare di qualcosa che di tanto in tanto riemerge tra le nebbie del tempo, non solamente tra le offerte dei collezionisti su e bay ma anche nelle edicole, ovvero sia quel fenomeno mediatico che fu il fotoromanzo, soprattutto tra il 1950 e la fine degli anni 70 del Novecento.

Spinta dall'acquisto fatto questa mattina in edicola, sono ripiombata in un genere che oggi non và molto di moda, non più, ma che nel periodo summenzionato era popolare quanto i programmi tv e riempiva i sogni e le aspirazioni di ragazze e ragazzi esattamente come avrebbe fatto la musica. Sulle pareti delle camere di centinaia di ragazze campeggiavano le foto e i poster degli attori e delle attrici dei fotoromanzi, si sognava con Franco Gasparri, con Michela Roc, con Alex Damiani e Katiuscia e molti altri che, oggi, ricordano solo gli over 40. A volte gli over 50.

Il fotoromanzo era un racconto, spesso breve ed autoconclusivo, strutturato su fotografie e didascalie, il cosiddetto fumetto, tanto che spesso erano chiamati romanzi a fumetto, che portava avanti diverse storie, quella che giganteggiava era sempre la storia romance, d'amore, tra lei e lui. Non mancavano gialli o polizieschi oppure film ripresi e trasposti su carta, penso ad Anna di Alberto Lattuada, film melò degli anni 50 del Novecento con Silvana Mangano e Raf Vallone e Vittorio Gassman, che ho avuto il piacere di acquistare in versione fotoromanzo lo scorso anno, una copia quasi contemporanea del film. Naturalmente molti dialoghi e diverse situazioni di trama sono cambiati, ma del resto si adatta la storia al mezzo che la esprime, che la racconta.

Il fotoromanzo era una lettura di evasione, se mi passate una terminologia che ha un pò di naftalina sopra, che faceva sognare, lasciava immaginare, portava al di là e al di fuori del momento e non impegnava molto, regalando, però, sensazioni piacevoli ed emozioni genuine. Anche nei fotoromanzi i cliché si sprecavano, la bella e ingenua, la ribelle, la femminista, la ragazza per bene, la donna in carriera, la mangiatrice di uomini...Il farabutto simpatico, il bello e cattivo, l'ingannatore, il bieco seduttore...I comprimari buffi o solo simpatici e le storie erano sempre basate su una conoscenza fortuita, su una antipatia reciproca o su un'amicizia che sfociavano sempre, ma sempre, in amore. Raramente ce ne erano di drammatici, verso la fine del decennio dei 70 si riempirono di "parolacce" e di un maggior disincanto, ma sarebbero stati presto soppiantati dai romance della Harmony e di ogni altra casa editrice che avrebbe preso il loro posto, con romanzi brevi, scritti necessariamente con un meccanismo di conoscenza, amore, passione, lite e riappacificazione, sfornando un altro fenomeno che avrebbe popolato l'immaginario del decennio successivo.

Ricordo che da bambina vedevo le mie zie, maggiori di me di otto e quindici anni, leggere i fotoromanzi, per cui non è stata una passione improvvisa quella che diversi anni fà mi ha dirottato su ebay per comprare ogni fotoromanzo che mi capitasse a tiro, purché ci fosse lui, il più bello, il più popolare, tra i più bravi...Franco Gasparri.

Ho una valigia piena di quei vecchi fotoromanzi che odorano di antico, alcuni avvolti nel cellophane per non sciuparli, che risalgono ai primordi degli anni 70, il decennio d'oro. Costituiscono, per me, un modo di tornare indietro nel tempo, a quando ero bambina, ad un'epoca che, seppur narrata in modo edulcorato e con una attenzione per il lieto fine molto determinante, era e resta uno spartiacque di un modo di concepire la vita e la società.

Stamattina ho trovato quello che dà il titolo al pezzo, in edicola, edizioni Sprea, una ristampa dell'edizione originale Kolossal della Lancio, con Franco Gasparri e Michela Roc, una coppia perfetta, quasi come Gasparri e la Rivelli. La storia è interessante perché Michela Roc è un magistrato, che lotta per la determinazione di sé come donna e come figura professionale e c'è molto del modo di pensare di quel tempo, assolutamente interessante, anche il finale, tutto sommato ovvio, ha la sua logica spiegazione.

Se vi capita di acquistarlo, dovreste trovarlo ancora in edicola, anche se è uscito alla fine di asgosto, il prezzo non è alto e il prodotto merita.

 
 
 

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