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Roma Città Aperta di Robert Katz

  • Immagine del redattore: Cristina Barberis
    Cristina Barberis
  • 25 apr 2020
  • Tempo di lettura: 6 min

I Gappisti Romani nel 1944, al centro Carla (Elena) Capponi.

Roma città aperta che in originale suona come The Battle for Rome ed è maggiormente esaustivo, rispetto ad un titolo che richiama il celeberrimo film di Rossellini, è un libro di Robert Katz, storico e giornalista, del 2003.

Appassionata di Storia in generale e di quella che riguarda la II Guerra Mondiale, per motivi affatto personali, mi sono letteralmente imbattuta in questo titolo e l'ho comprato semplicemente per le recensioni. Mai acquisto è stato più benedetto.

Dopo l'8 settembre del 1943 Roma viene dichiarata "città aperta" ed è demilitarizzata. Questo status, più formale che reale, la rende vulnerabile su tutti i fronti, perché di fatto è in mano ai Tedeschi, anzi, ai Nazisti e ai Fascisti, al Papa, Sua Santità Papa Pio XII e nelle mani dei Partigiani. Obiettivo degli Alleati, dei Nazisti e della Resistenza, che lavorano su fronti talvolta paralleli, talvolta del tutto opposti, Roma è attraversata, dilaniata, rosa da fame, privazioni, violenze, eccidi, stenti, drammi che segnano il destino dei Romani, che tra tutti devono andare avanti, nonostante non ne abbiano le risorse né le possibilità. Ed è sullo sfondo di vicende più ampie, quali lo sbarco ad Anzio, quello a Salerno, Montecassino, i bombardamenti continui degli Alleati contro i Nazisti, le ritorsioni Naziste perpetrate con le più ampie e disparate scuse, motivazioni affatto inesistenti che al vaglio della Storia, se imparziale, cadrebbero come birilli colpiti, la lotta tra gli Alleati per arrivare per primi a Roma, che Roma dichiarata Città Aperta si dibatte per cacciare i Nazisti, per punire i Fascisti, per liberarsi.

Nove mesi in cui c'è tutto un mondo e il tempo di dare alla luce una nuova vita e, in cui, invece, migliaia di vite sono inesorabilmente stroncate, basterebbe ricordare il Rastrellamento del Ghetto del 16 ottobre del 1943 o L'Eccidio delle Fosse Ardeatine, per non tacere delle sommarie fucilazioni a Forte Bravetta, delle sevizie e delle morti perpetrate a Regina Coeli o in Via Tasso. Il viso feroce, crudele, distruttivo della follia nazifascista viene fuori da documenti, da testimonianze, a volte dalla diretta voce dei protagonisti, così come sono gli stessi Partigiani (dei GAP, Gruppi di Azione Patriottica, per esempio) a raccontarsi e tra atti di disumana crudeltà ed eroismi estremi (l'eroismo del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, patriota e realista o del generale Simone Simoni, le azioni brillanti e audaci di Rosario Sasà Bentivegna e di Carla Capponi, insignita della Medaglia D'Oro al Valore Militare, alcuni tra gli altri, tra i tantissimi) Robert Katz non tace nulla, ci racconta di ogni singolo episodio che accada dentro o fuori dalle mura della più eterna delle città del mondo.

Leggiamo di Tedeschi dotati di una umanità disarmante e incantevole, di Partigiani dilaniati da dubbi e costretti ad una vita di resistenza vera e propria contro tutto e tutti per portare la Città amata alla Liberazione. Katz attinge a piene mani da documenti vaticani, dei processi intentati contro i Nazisti, dalle memorie di questi o da quelle dei Partigiani, da documenti dell'OSS (il servizio segreto americano) e da altri documenti che fa parlare con la bravura del narratore, in un libro che non è solo un saggio ma diventa un enorme, complicato, appassionante, puntuale romanzo.

Katz ci parla del silenzio (oltraggioso, ingiustificabile, disumano) di Papa Pio XII, della rete spionistica che lavorava contro la Resistenza stessa, di quanti entravano tra le file partigiane per calcolo personale, per proprio tornaconto, per odio verso coloro che fingevano di appoggiare, ci racconta della disumanità inetta e tragica del questore di Roma Caruso e di Pietro Koch, capo di un reparto speciale di polizia della Repubblica sociale italiana, noto anche come Banda Koch che si macchiò di torture tra le più crudeli, ci racconta di Teresa Gullace che tutti ricordiamo nella magnifica interpretazione di Anna Magnani, del coraggio del sacerdote Morosini, degli assalti ai forni del pane, delle retate al Quadraro, del famigerato Gobbo del Quarticciolo, ci racconta di Kappler, capo della Gestapo a Roma, del capitano Erik Priebke, del feldmaresciallo Kesselring ma anche del console Eitel Friedrich Mollhausen, non iscritto al partito nazista e con una propensione ad aiutare gli ebrei, ci parla della cecità ottusa di Ugo Foà e di Dante Almansi, a capo della comunità ebraica, dei diaristi, dei giornalisti italiani e stranieri, degli aristocratici che aiutarono con le loro gesta a ricostruire il quadro complesso e a tinte forti, fortissime, di quei nove mesi che scrissero la Storia. Per questo e perché messo su con la passione dello storico, con la scorrevolezza del giornalista, narrato con impareggiabile imparzialità, il libro di Robert Katz deve essere letto. Assolutamente.

Il suo viaggio inizia l'otto settembre del 1943 e termina poco dopo il Duemila, narrandoci la sorte dei Partigiani, dei Nazisti, dei Fascisti e di tutti coloro che si mossero da attori e attrici in questo scenario. Su tutti spicca la figura del Defensor Civitatis Pio XII che fu, documenti e testimonianze vaticane alla mano, reo del più grave silenzio che una persona nella sua posizione possa vedersi ascritto. Preoccupato dal "pericolo comunista", di aperte posizioni di simpatia verso la Germania e i Tedeschi, il Papa Pacelli ebbe più e più volte la possibilità di levare la sua voce, che tutti avrebbero ascoltato, chi con giubilo, chi con fastidio, dai Romani agli Alleati, per condannare apertamente il Rastrellamento del 16 ottobre del '43, le continue azioni inumane dei fascisti, le criminose attività dei nazisti, ma scelse di tacere, sempre, pur avvertito in tempo sia per il rastrellamento del Ghetto che per l'eccidio delle Fosse Ardeatine, per timore che i Nazisti potessero nuocere al Vaticano.

Vero è che salvò migliaia di ebrei, ma altrettanto vero è che quegli stessi che tra ebrei e dissidenti che avevano trovato rifugio in conventi e monasteri, quando i nazisti si misero in moto per stanarli, furono buttati nelle mani dei persecutori. Come è vero che i criminali nazisti trovarono nella Chiesa cattolica un aiuto insperato e validissimo per espatriare, ci sono atti e documenti di una rete cattolica che aiutava i criminali nazisti a riparare fuori dall'Europa, su tutti basterebbe leggere gli atti processuali di entrambi i provvedimenti contro il capitano Priebke. Eppure Pio XII tacque.

Un asceta, un uomo distaccato da tutti e anche un uomo con mille ombre, un uomo che preferiva i nazisti vicini ai comunisti lontani. Nella eventualità che Roma cadesse nelle mani della Resistenza, lavorò alacremente perché i romani sopportassero tenacemente ogni genere di crudeltà e cercò di bacchettare i nazisti, appellandosi al loro onore di tedeschi. Tutto, purchè i "comunisti" non arrivassero a prendere Roma. In quel tutto ci sono migliaia di morti. Non solo ebrei, anche cattolici.

Robert Katz non tace dei tentativi osceni di revisionismo storico, per i quali l'attentato di Via Rasella fu riscritto da gente come Montanelli o Feltri, che addossarono ai Gappisti colpe mai avute. Inventarono che quelli non si fossero consegnati per viltà, pur potendo risparmiare la popolazione civile quando lo stesso Kappler, responsabile della rappresaglia che portò alle Fosse Ardeatine , durante il processo contro di lui, rispondendo alla domanda se fosse stato rivolto uno specifico appello ai partigiani, per consegnarsi, disse: "Non avevo l'autorità di fare appelli del genere" e inoltre, quando la Corte nel processo contro Malzer e Mackensen chiese a bruciapelo a Kesselring, l'unico con l'autorità per fare tale appello, se avesse emanato un ultimatum agli attentatori affinché si arrendendessero, a pena di rappresaglia, il feldmaresciallo rispose chiaramente "No, non l'ho fatto."

Ma i più sono convinti che l'eccidio delle Fosse Ardeatine sia ascrivibile ai Partigiani che da vigliacchi non si consegnarono, quando Katz illustra benissimo il clima di estrema segretezza in cui tutto si consumò, tanto che né i Romani, né i partigiani, per giorni e giorni ne seppero nulla. La Storia và letta dai documenti, che non hanno colore politico, che non hanno nessuna intenzione di prendere le parti di questo o di quello. Robert Katz è un grande storico e questo libro deve assolutamente essere letto.

"Sento che occorre convincere i giovani di oggi che ognuno di noi fu esattamente un giovane come loro, stretto fra dubbi e paure, convinto di non fare nulla di così eccezionale, di "storico", ma di compiere un dovere civile che ha finito per coinvolgere tutti in una sola volontà, sostenuta dalla speranza di liberazione."

Carla Capponi, Elena, medaglia d'oro al valore militare

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