A che cosa sto lavorando
- Cristina Barberis
- 26 mar 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Nel lontano 2006 partecipavo alla vita di un forum dedicato ad un attore, diventato in seguito assai famoso, mi fu chiesto di scrivere un racconto che avesse per protagonisti un personaggio ispirato a quell'attore e una piratessa che potesse combinargliene un bel pò. Oggi, a quattordici anni di distanza, sto editando quello che da racconto è diventato romanzo. I personaggi sono cambiati, ne sono arrivati altri, le imprese sono aumentate.
L'ho scritto perché amo il Mare, che per me è un mondo complesso e infinito, da sempre, da quando ho memoria e la pirateria caraibica del diciottesimo secolo è stata, quindi, una grande fonte di ispirazione.

Dove siamo e chi incontreremo? Siamo nei Caraibi della seconda metà del diciottesimo secolo. All'epoca la pirateria era all'apice, sarebbero bastati pochi lustri perché le marine da guerra li spazzassero via come foglie di un giardino. Ma i pirati non finirono lì, salirono verso il Nord America. Inoltrandosi in fiumi e foreste. Dandosi al contrabbando e al furto, mutarono pelle ma non natura. Qui, dicevo, siamo nelle scintillanti acque dei Caraibi, lì dove un pirata donna e il suo equipaggio veleggiano facendo esattamente quello per cui sono tagliati: rubare, ammazzare, fare la vita dei signori anche se solo per una notte. La protagonista è una donna, ancora giovane, Veronica. E' una specie di avanzo di galera, che non ha nulla dell'eroina fragile, si fà uomo tra gli uomini, il suo linguaggio e il suo andare non hanno niente di delicato. Quello che sà lo ha imparato a proprie spese e sulle navi. Al di là delle credenze, i pirati non pensavano che le donne portassero sfortuna sulla nave, a differenza dei marinai comuni e avere pirati donne era possibile. Veronica non è alta e statuaria, è piccola, letale con la pistola, ha cicatrici, sul corpo e nell'anima, lotta per la sua vita, di continuo e per farsi rispettare. Perché donna e perché i pirati erano, tra tutti, quelli che definivano se stessi con leggi che erano al di fuori del contesto sociale, ma erano estremamente democratici. In un mondo in cui si sottostava al volere di un Re, i pirati decidevano per voto. I miei pirati non fanno eccezione, sono feccia dell'umanità, lo hanno scelto o sono stati costretti.
Quello che segue è un estratto del romanzo. Va da sé che essendo mia proprietà intellettuale ricade sotto la tutela del diritto d'autore. Spero che, una volta che lascerà il porto, possa trovare un'accoglienza benevola.
"La calura del pomeriggio era trattenuta appena da un vento tiepido e leggero. Le chiome verdi delle palme frusciavano, ondeggiando lievemente. Pirati, vagabondi, prostitute e ragazzini vocianti affollavano quelle vie. Per trattarsi di un regno dove non c'erano soldati, l'ordine si manteneva piuttosto bene. Sottobraccio a Yanez percorremmo una delle vie che costeggiavano il porto.Le case presentavano muri sbreccati e rosi dall'umidità e dal fiato dell'oceano. Le poche persiane erano scolorite, c'era una fila di panni stesi ad asciugare lungo le pareti e le porte dipinte con colori scuri. Tra i vicoli che le separavano, quando succedeva, c'erano avanzi diversi, più spesso paglia, sterco e cocci rotti. Le case si tenevano una dietro l'altra come i grani di una collana. Voltai lo sguardo dall'altra parte, per ammassare più notizie che fosse possibile.Le navi alla fonda rollavano seguendo le spinte della marea. Le loro sagome erano più che visibili, le une diverse dalle altre, in quelle ore calde del giorno. L'ora del mangiare era trascorsa da poco ma pareva che tutti fossero affaccendati in giro. Carezzai con lo sguardo le curve di una goletta e sospirai di desiderio, quindi spostai lo sguardo sul mio accompagnatore. Yanez si muoveva con elegante signorilità. Pareva nato per quel ruolo e per la seconda volta in quel giorno mi sorpresi a domandare a me stessa chi fosse stato Yanez De Gherrica prima di incontrarlo, a Lisbona. Mi facevano male i piedi, costretti in quelle scarpe strette.
Se continuiamo così, cerusico, tra breve getterò le scarpe in acqua!- Brontolai.
Resistete mio capitano, se volete che vi credano una giovane signora elegante dovete resistere!- Annuiva, seriamente, ma negli occhi chiari scorsi un brillio divertito. Andai su tutte le furie.
Mi rifiuto di credere che le donne si strizzino in queste cose scomode per sembrare più belle o desiderabili!- Grugnii smaniosa, gesticolando con la mano libera.
Invece è così, la maggior parte delle donne non indossa abiti maschili, non comanda una ciurma di dannati e non dice parole sconce, non bestemmia, non tracanna rum e, soprattutto, non uccide, mutila, squarta o depreda!- Motteggiò, burlandosi di me.
In altre parole si annoiano!- Replicai sullo stesso tono e la bocca magra e sensuale di Yanez si curvò all'insù.
Immagino di sì!- Concluse e ridemmo insieme.
Al termine della via affollata scorgemmo l'oggetto della nostra ricerca. I due uomini che avevano lasciato la locanda poco tempo prima si trovavano lì, in piedi sui gradini della chiesa, parlavano con un frate. L'uomo di Chiesa faceva segno di no con la testa, la tonsura bianca e il viso rugoso segnavano la sua età. Il mio nemico, milord Ergine, abbigliato solo da una camicia, che si tendeva sul torace poderoso, pantaloni color tabacco, calze e scarpe con fibbia, era quello tra i tre che gesticolava più veementemente.
Guardate lì, cerusico, il nostro uomo!- glielo indicai col mento, per poco non mi strozzò la furia di dirlo: si trovava proprio a pochi passi quello che m'aveva fatta prigioniera, umiliata e che s'era messo alla mia ricerca fino ad affondarmi la nave in quella maledetta trappola, nella quale avevo perduto anche metà equipaggio e, soprattutto, rischiato di non avere più Alkane.
Come lo avviciniamo?- Yanez abbassò la voce, fissando i due.
Non ora. Se è vero che in quest'isola chi comanda è Teach, quel bastardo di inglese ha le ore contate!- Sogghignai, tesa per quell'idea.
Certo, avete ragione capitano! - convenne Yanez, con il modo affabile di sempre - Ci mostriamo, oppure lo seguiamo da lontano?- Domandò ancora, fissandomi.
Per ora non muoviamoci da qui!- Mi costò dirlo ma finirgli tra le braccia, armata solo di un pugnale, non mi sembrò la cosa più sensata da fare.
Lo osservammo dirigersi oltre la chiesuola dei frati di santo Francesco. Proseguimmo, come prima, fino a sederci sul bordo di una fontanella che gorgogliava, proprio dinanzi alla Chiesa. Dei ragazzini si schizzavano con l'acqua, ridendo, come fanno spesso in ogni parte del mondo. Il frate li sgridò appena, non sembrava però così convincente, infatti, quelli si misero a schizzarlo e il vecchio religioso iniziò una pantomima, giocando come un monello di strada. Yanez si accese un sigaro, ne fumò qualche boccata, quindi con passo lento e sorriso cordiale avvicinò il frate. Quanto a me tenevo d'occhio l'angolo dietro il quale erano scomparsi i due inglesi. Udii Yanez chiedergli qualcosa, dapprima distrattamente, poi sempre più direttamente. Annuì varie volte, poi scosse la testa. Yanez si allontanò dopo aver messo nella mano del vecchio frate diverse monete. Mi raggiunse, camminando lentamente, fumando e guardandosi attorno come se si trovasse davvero in libertà totale e con niente da fare per il resto del giorno.
Il vecchio frate sostiene che siano due mercanti inglesi che hanno subito una rapina da parte dei pirati!-
È una storia che non sta in piedi, amico mio! Quale mercante con un po' di voglia di vivere verrebbe a ficcarsi nel covo di Barbanera?- Esposi, grattando pensosamente una guancia. Gli rifilai un'occhiata dubbiosa.
Beh Capitana considerate che qui non ci sono tasse o dazi da pagare e i mercanti si approvvigionano direttamente dai venditori! Il frate, però, mi ha risposto che lui non bada alle apparenze!- Yanez sbuffò fuori fumo dalle labbra.
Bella questa e che vuol dire?- Brontolai, ravviandomi due boccoli che minacciavano di sciogliersi. Yanez si avvicinò e sfiorandomi aggraziatamente legò i nastri.
Che nemmeno secondo il suo parere sono davvero dei mercanti ma non gli interessa chi siano, per lui ogni anima ha bisogno della luce di Dio!- Spiegò con pazienza, poi tolse le mani e nel farlo le nocche di una sfiorarono il mio viso. Lo fissai per un momento.
Singolare, adesso sì che ne so di più!- Strinsi gli occhi alzando le sopracciglia, col tono di un cane che voglia mordere.
Una signora non ringhia, mio Capitano!- Mi ammonì Yanez, divertendosi.
Se è per questo potrei sbranare adesso!- Continuai sul medesimo tono.
Venite mio capitano, diamo un'occhiata in giro, poi torneremo alla taverna!- Mi informò, porse il braccio e dopo che l'ebbi guardato per qualche istante, capii che dovevo appoggiarci di nuovo la mano. Sbuffai, con una risata.
Dormirai per terra!- Lo misi in guardia. Camminavamo lentamente, osservando intorno a noi, con l'aria di due sposi invaghiti.
Dormirò anche per terra, dopo...- Aveva abbassato la voce, lo sguardo di smeraldo era fisso su di me. Sentii il sangue bollirmi nelle vene.
Da subito, cerusico e stai attento o ti rendo inservibile per sempre, per qualunque donna!- Lo minacciai, dando una pacca sulla coscia dove c'era il pugnale, a mò di avvertimento.
Senza nemmeno avermi provato?- Mi lanciò uno sguardo pieno di fuoco, arrochendo appositamente la voce.
Se non la smetti, ti legherò, una volta tornati sulla nave e ti costringerò a fare il giro di chiglia legato per le palle! - Indicai col mento quello che ogni uomo al mondo teneva più caro del proprio cuore.
Per tutta risposta il cerusico rise.
Siete un vero pirata mio capitano, venite, andiamo!-
Ci muovemmo, mi strinse a sé col braccio e seguimmo lo stesso percorso delle due spie inglesi. Lentamente, come se non avessimo pensieri al mondo, tornammo sui nostri passi. L'aria odorava di fiori cotti di sole, di cibo e di quello che i vicoli lasciavano a vista. Il sole allungò le ombre dietro di noi."
Se vi è piaciuto l'estratto e volete contribuire alla sponsorizzazione del romanzo, potete offrirmi dall'equivalente di un caffè in poi. Contattatemi e vi spiegherò come.
[L'immagine non è mia è tratta dal sito di immagini gratuite Burst]
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