L'horror gotico della grande Daphne Du Maurier
Scritto nel 1936, non so perché ci si ostini a chiamarlo giallo (un giallo è un racconto dove c'è una attività criminosa, una investigazione e la scoperta del misfatto con l'arresto del colpevole), Jamaica Inn ha le tinte cupe e fosche e crude e macabre del miglior horror goticcheggiante che si possa leggere.
La sua Autrice sa bene come tenere chi legge col fiato spezzato. I colpi di scena sapientemente dosati si inseriscono in scene di lugubre dolore, di macabre e terribili descrizioni, in un paesaggio, la Cornovaglia, battuto da venti selvaggi, da tempeste, pieno di fango, dove su tutto primeggia la brughiera, landa desolata e affascinante che richiama alla memoria un primordiale terrore dell'ignoto.
La trama: Nei primi anni del 1800, Mary Yellan, determinata e coraggiosa ragazza ventitreenne, scende da una vettura davanti alla locanda Jamaica Inn sperduta tra le brughiere della Cornovaglia. E' lì per vivere con sua zia Patience, unica sorella di sua madre che è appena morta. Quello che Mary non sa è che il marito della zia, Joss Merlyn, è una persona del tutto detestabile e malvagia, e la sua vita lì da quel momento sarà funestata da brutture, maltrattamenti e visioni orrorifiche che Mary, però, riuscirà ad affrontare con grande sofferenza ma con lucido coraggio.
I personaggi sono scritti in modo esemplare e l'intero tono del racconto è quello del gotico macabro che si ascolta con trepidazione e viva partecipazione nelle notti di tempesta, al caldo, davanti un bel fuoco e con un buon tea in tazza.
Non mancano né sono risparmiate scene di violenza cruda nella loro scarna esemplarità e c'è un sottofondo amaro che fa riflettere sul valore della vita nostra e di chi c'è intorno.
Assolutamente raccomandato non solo adesso, ma sempre.
Daphe Du Maurier era una meravigliosa scrittrice, non solo per Rebecca. Presto recensirò La Baia del Francese e La Casa sull'estuario.
Vale del tutto la pena di scoprirla anche nelle sue pieghe più nascoste e lugubri.
Comments