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A.C.A.B. all cops are bastards

  • info909442
  • 22 ott 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Il film del 2012 segna l'esordio cinematografico del regista Stefano Sollima, già regista delle serie Romanzo criminale e Gomorra.

Il soggetto del film è tratto dall'omonima opera letteraria di Carlo Bonini, edita da Einaudi.

Il film, per chi non lo avesse visto, si dipana in quasi due ore narrando dei fatti, che hanno come apice più "vecchio" l'assalto alla scuola Diaz durante il G8 a Genova nel 2001 e la morte dell'ispettore di polizia Raciti e del tifoso Gabriele Sandri come apice più recente. Quello che Sollima porta sullo schermo sono semplicemente i punti di vista di tutti, a partire dai "bastardi" del titolo che nella fattispecie sono i poliziotti della mobile Cobra (un grandioso Pierfrancesco Favino), Negro (Filippo Nigro), Mazinga (Marco Giallini, altra interpretazione spettacolare) e il giovane Adriano Costantini (Domenico Diele) che si trovano coinvolti nella "normale routine" di gestione di "problemi di odine pubblico".


Il film ha il grandissimo pregio di non schierarsi, di porre all'attenzione di chi guarda quello che succede, senza prendere posizione né voler sviluppare un tema che abbia una ricaduta positiva per gli uni (i celerini) o per gli altri (extra comunitari, clandestini, operai, gruppi fascisti organizzati) ma sottoporre semplicemente, per quanto non sia né semplice né di piccolo respiro, un problema annoso che quasi tutti fingiamo di non vedere o che, meglio, non possiamo arginare, non noi da privati cittadini: la violenza che esiste nella nostra "civile" società.

Quando questa violenza degenera, qualcuno deve farvi fronte, ed ecco i reparti della Mobile, ancora chiamati Celere, dalla denominazione dei vecchi reparti del 1946, da cui celerini o, alla romana, cellerini.


Quello che il film offre è uno spaccato nella quotidianità di una Roma tutto considerato normale: sfratti, occupazioni abusive, domeniche allo stadio, soprusi verso chi non potrebbe difendersi, sia da parte dei poliziotti che da parte degli altri. Roma non è solo quella di Suburra o quella della spazzatura agli angoli delle strade o del degrado in cui versa attualmente, Roma è la capitale di uno Stato che lascia delle sacche priva di leggi, vuoti legislativi in cui le frange oltranziste, di qualunque colore, fanno proseliti e si infilano per poter "mettere le cose a posto."


Ad un certo punto il capo di un gruppo di estrema destra rimprovera a Mazinga, che è andato nella Moschea occupata per cercare di riportare a casa il proprio figlio, che loro fanno quello che lo Stato non fa e, quindi, Mazinga nella sua funzione di servitore dello Stato in quanto appartenente alla polizia. Il problema di questa asserzione non è tanto nel fatto che nessuno possa ergersi portavoce dello Stato se non chi vi è legalmente indicato, o che nello scontento popolare della persona comune che non si sente garantita gli estremisti abbiano buon gioco, ma che quel cittadino comune non è effettivamente tutelato, non nel suo piccolo. Spiace dirlo, ma è una guerra tra poveri quella che A.C.A.B. denuncia lì dove la madre di Adriano ha una casa popolare che le è stata assegnata dal Comune, casa che essendo occupata da clandestini la costringe ad andare in affitto in un posto non sano e non piacevole. Quindi, il problema sono solamente gli estremisti di destra che cavalcano la situazione oppure loro possono farlo perché c'è un vuoto legislativo che non colma la situazione di sofferenza subita da una cittadina, da migliaia di persone come lei? Di persone oneste e che vorrebbero vivere serenamente una vita normale?


Il film di Sollima porta alla luce diversi nervi scoperti, alcuni tra i quali palesemente noti, ovvero che una grande maggioranza di professionisti della Mobile abbiano ideologie fasciste, non di destra, ma fasciste, lì dove quelle stesse persone sono sì utili per essere usate come cunei di fronte ad una violenza dilagante che i vari organi statali non possono o non sanno arginare, ma vengano poi chiaramente, e giustamente, rigettate dagli stessi organi deprivati di voce quando sono perpetrate violenze arbitrarie.

Perché la violenza non è più arbitraria se serve per contenimento di persone, di qualunque estrazione o colore politico, che cerca lo scontro con agenti di Polizia messi lì proprio...per evitare che tutto degeneri e l'unico modo per evitarlo è combatterlo.

Non si possono mandare persone al macello e poi dichiararsi sorpresi se quelle stesse persone, per mille cause diverse, sicuramente deprecabili, fanno uso spropositato di violenza. La difesa che Cobra fa di se stesso è assolutamente meritevole di più di una riflessione. Il punto è che uno Stato davvero civile dovrebbe prevedere ad esempio come eliminare la violenza delle bande organizzate che usano lo stadio di calcio per sfogare il proprio odio. Ingenerato e cullato per i più diversi motivi.


Il film di Sollima deve essere visto non solo per le interpretazioni degli attori, strepitose, per l'assunto, che Adriano riassume perfettamente nella scena del bagno in cui si incontra/scontra con Cobra, ma anche perché ci sono domande alle quali si deve dare risposta. Non si può solo deprecare giustamente la violenza, si dovrebbe trovare il modo, o i modi, perché quella violenza non sia più un mezzo per farsi giustizia lì dove chi dovrebbe garantirne non lo fa.

 
 
 

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